sono appena arrivato alla tua NL e la sto trovando molto interessante.
Chiedo scusa ex-ante se la domanda che sto per farti è pertinente con quello di cui hai parlato sopra (in questo caso ti chiedo di chiarirmelo se possible).
Ho cominciato ad usare Perplexity ed ero curioso di sapere le differenze sostanziali fra loro e Chat GPT per esempio. Ho chiesto direttamente a Perplexity ed il bot mi ha risposto che tutte le loro risposte sono "referenziate" ovvero loro ti dicono da dove proviene l'informazione alla base delle risposte che ti forniscono quando fai una query.
In qualche modo ho trovato una relazione fra questo e quello mi sembra tu stia suggerendo sulla possibilità di avere un modo di sapere dove hanno origine le cose che vediamo / leggiamo per essere sicuri che non sono state create sinteticamente.
anche questa settimana ottimi contenuti. Relativamente all'argomento "media literacy", sono all'oscuro di quale sia ora la situazione nelle scuole. Quando negli anni '80 ero alle scuole medie, mi ricordo che il tema era stato approfondito in modo esaustivo in aula. Non saprei dire se fosse una iniziativa della mia insegnante in italiano. Tuttavia anche in altri contesti, legati al mondo cattolico della non violenza ecc., si dava molto risalto alla capacità di saper leggere i giornali, seguire la TV ecc.
Certo, la tecnologia della manipolazione multimediale unita alla velocità dell'informazione rende tutto tremendamente più difficile. Ma i criteri di base, che hai ben illustrato nell'articolo, sono radicati in cio' che è noto da anni.
Non so dunque che rilievo si dia ora nelle scuole. Devo dire che i miei due figli, ora 19 e 23 anni, sono abbastanza attenti nell'esaminare le notizie.
Ciao Giorgio, grazie del commento. In effetti anche a me interessa saperlo, anzi invito insegnanti o chi conosce insegnanti a segnalarmi pratiche, iniziative e idee al riguardo. Il punto è capire se si riesce ad andare oltre a meritevoli iniziative individuali che rischiano di essere a macchia di leopardo e comunque ridotte rispetto alle esigenze attuali. Credo sia anche importante la formazione continua degli insegnanti anche su questi temi che sono in veloce evoluzione.
Concordo con la tua proposta, approfondire lo studio del contesto credo che sia la strategia migliore. Non tanto per preparaci a una crisi ulteriore causata dalle IA (qui sono scettico) ma perché le IA ci stanno rivelando una crisi che esiste da tempo. Questa citazione di un saggio del 2012 di Mitchell mi sembra pertinente, allora si parlava della stessa crisi per via della fotografia digitale: “Naturalmente, le manipolazioni e gli artifici che già erano possibili nella pratica fotografica tradizionale diventano ancora più agevoli nella camera oscura digitale. Photoshop abbonda di strumenti magici per la distorsione, il miglioramento, il taglia e incolla, il ridimensionamento, il ritaglio e l'ottimizzazione. Ma nonostante le angosce che può suscitare la futura «incapacità di distinguere un'immagine autentica da una che è stata manipolata», l'effettivo impiego professionale della fotografia digitale nei mezzi di informazione ha fatto registrare un numero considerevolmente ridotto di tentativi di fabbricare immagini false o ingannevoli. Il fatto stesso che la procedura di taglia e incolla sia così semplice ha avuto, in realtà, l'effetto opposto sulle pratiche professionali e la National Press Photographers Association si è data fin troppa pena nel diffidare apertamente dall'utilizzo delle tecnologie digitali per "creare menzogne". Come nel caso della distinzione tra un'immagine "autentica" e una "manipolata", anche questa non è altro che una fantasia paranoica, dal momento che ogni fotografia realizzata nel modo tradizionale era comunque il prodotto di una manipolazione, sia per quanto riguardava gli standard tecnici e materiali sia nella scelta dell'inquadratura, agli allestimenti e alle modalità di sviluppo e stampa. Il concetto di immagine "autentica" è un fantasma ideologico.”
Ciao Francesco, oggi ho poco tempo per commentare e il tema è complesso, inoltre tu lo stai allargando molto rispetto alla questione specifica che volevo evidenziare, in poche righe, in newsletter. Diciamo che da un lato si può fare un'analisi filosofica di come anche la fotografia tradizionale, per dire, non sia di per sé veicolo di verità e autenticità di quello che si vede o del significato di quello che si vede, dall'altro c'è la realtà pratica, terra terra, di chi fa informazione ed è letteralmente sommerso da contenuti che deve usare, capire, investigare, interpretare, che era il tema da cui partiva Gregory. Poi concordo assolutamente che per il mondo dell'informazione la questione si poneva anche prima, e infatti nelle conferenze o workshop ho sempre parlato degli shallowfake, per dire. Quindi potrebbe anche essere un'opportunità per cambiare in mezzo a una crisi dei media che è molto più ampia. Speriamo.
Certo, volevo solo allargare il raggio del dibattito con qualche suggestione. È difficile discernere e prevedere l'effetto delle nuove tecnologie sull'informazione, ma di sicuro mi sembrano più utili idee e soluzioni come quella che proponi, che prendono il problema alla radice al netto della tecnologia, che a proposte che prendono di mira solo la tecnologia e sono molto probabilmente inefficaci, come dicevi a giusta ragione sui vari "bollini".
Il servizio su SkyTg24, indicato nel link a fine articolo, è pura disinformazione, altroché AI. Il problema della AI, per quanto ramificato e pervasivo, sarà sempre secondario rispetto alla connaturata, ed evidentemente inestirpabile, faziosità umana, cioè alla premeditata diffusione di fake news su basi meramente ideologiche e di profitto personale. Sentir dire che quelle sul passato di Navalny sono falsità del Cremlino nelle quali "è caduta pure qualche ONG", è più di quanto qualunque persona minimamente informata sui fatti possa sopportare, e purtroppo è anche quanto basta per convincere una persona che i fatti non li sa (cioè la stragrande maggioranza degli spettatori di SkyTG), a credere a tutto ciò che viene propagandato in casa nostra. Servizio semplicemente imbarazzante. Non c'è neppure bisogno di indicare la mole inusitata di prove e fatti già ampiamente documentati sul passato di Navalny, sulle sue inclinazioni xenofobe, razziste e fasciste, e sul suo legame con i servizi segreti anglosassoni, e non ce n'è bisogno perché chi lavora nell'informazione le conosce perfettamente, soprattutto se ha un interesse specifico per l'ambito "digitale" e la mai tanto fraintesa "lotta contro la disinformazione". Da ciò si ricava la certezza di malafede da parte di chi cela, deforma e mistifica tali circostanze. Oltre alla famosa ONG menzionata, che secondo l'analista intervistata avrebbe preso un granchio, dovrebbero infatti elencarsi i numerosi articoli apparsi sulle testate dei maggiori quotidiani nazionali e internazionali che descrivevano Navalny per quello che era (con la necessaria edulcorazione, ovviamente) fino a soltanto pochi anni fa, fino a quando cioè il conflitto e le tensioni geopolitiche tra le super-potenze non hanno imposto la damnatio memoriae della banale realtà oggettiva (peraltro corroborata da video e dichiarazioni ancora reperibili) per sostituirla col miserabile tsunami di menzogne in cui l'Occidente è ormai tragicamente immerso da anni.
Gentile Roberto, grazie del commento. La ragione per cui ho postato quel video è perché parlo di scenario cyber e guerra cyber, un tema che è il core di questa newsletter e che quindi in genere interessa agli iscritti. Lei cita un frammento e una parte della trasmissione in cui ha parlato un'altra ospite che ha espresso la sua opinione su un tema collegato ma diverso, ovvero Navalny. Premesso che la persona in questione è libera di dire quello che vuole, forse sarebbe più corretto rivolgere le sue obiezioni alla stessa così che possa anche rispondere nel merito. Ciò detto grazie comunque di aver commentato.
Grazie mille,
sono appena arrivato alla tua NL e la sto trovando molto interessante.
Chiedo scusa ex-ante se la domanda che sto per farti è pertinente con quello di cui hai parlato sopra (in questo caso ti chiedo di chiarirmelo se possible).
Ho cominciato ad usare Perplexity ed ero curioso di sapere le differenze sostanziali fra loro e Chat GPT per esempio. Ho chiesto direttamente a Perplexity ed il bot mi ha risposto che tutte le loro risposte sono "referenziate" ovvero loro ti dicono da dove proviene l'informazione alla base delle risposte che ti forniscono quando fai una query.
In qualche modo ho trovato una relazione fra questo e quello mi sembra tu stia suggerendo sulla possibilità di avere un modo di sapere dove hanno origine le cose che vediamo / leggiamo per essere sicuri che non sono state create sinteticamente.
Grazie mille
Il mio discorso era simile ma applicato al mondo dell'informazione. L'ho ampliata qua: https://www.guerredirete.it/in-tempo-di-ai-ogni-contenuto-informativo-e-re/
Cara Carola
anche questa settimana ottimi contenuti. Relativamente all'argomento "media literacy", sono all'oscuro di quale sia ora la situazione nelle scuole. Quando negli anni '80 ero alle scuole medie, mi ricordo che il tema era stato approfondito in modo esaustivo in aula. Non saprei dire se fosse una iniziativa della mia insegnante in italiano. Tuttavia anche in altri contesti, legati al mondo cattolico della non violenza ecc., si dava molto risalto alla capacità di saper leggere i giornali, seguire la TV ecc.
Certo, la tecnologia della manipolazione multimediale unita alla velocità dell'informazione rende tutto tremendamente più difficile. Ma i criteri di base, che hai ben illustrato nell'articolo, sono radicati in cio' che è noto da anni.
Non so dunque che rilievo si dia ora nelle scuole. Devo dire che i miei due figli, ora 19 e 23 anni, sono abbastanza attenti nell'esaminare le notizie.
Ciao Giorgio, grazie del commento. In effetti anche a me interessa saperlo, anzi invito insegnanti o chi conosce insegnanti a segnalarmi pratiche, iniziative e idee al riguardo. Il punto è capire se si riesce ad andare oltre a meritevoli iniziative individuali che rischiano di essere a macchia di leopardo e comunque ridotte rispetto alle esigenze attuali. Credo sia anche importante la formazione continua degli insegnanti anche su questi temi che sono in veloce evoluzione.
Concordo con la tua proposta, approfondire lo studio del contesto credo che sia la strategia migliore. Non tanto per preparaci a una crisi ulteriore causata dalle IA (qui sono scettico) ma perché le IA ci stanno rivelando una crisi che esiste da tempo. Questa citazione di un saggio del 2012 di Mitchell mi sembra pertinente, allora si parlava della stessa crisi per via della fotografia digitale: “Naturalmente, le manipolazioni e gli artifici che già erano possibili nella pratica fotografica tradizionale diventano ancora più agevoli nella camera oscura digitale. Photoshop abbonda di strumenti magici per la distorsione, il miglioramento, il taglia e incolla, il ridimensionamento, il ritaglio e l'ottimizzazione. Ma nonostante le angosce che può suscitare la futura «incapacità di distinguere un'immagine autentica da una che è stata manipolata», l'effettivo impiego professionale della fotografia digitale nei mezzi di informazione ha fatto registrare un numero considerevolmente ridotto di tentativi di fabbricare immagini false o ingannevoli. Il fatto stesso che la procedura di taglia e incolla sia così semplice ha avuto, in realtà, l'effetto opposto sulle pratiche professionali e la National Press Photographers Association si è data fin troppa pena nel diffidare apertamente dall'utilizzo delle tecnologie digitali per "creare menzogne". Come nel caso della distinzione tra un'immagine "autentica" e una "manipolata", anche questa non è altro che una fantasia paranoica, dal momento che ogni fotografia realizzata nel modo tradizionale era comunque il prodotto di una manipolazione, sia per quanto riguardava gli standard tecnici e materiali sia nella scelta dell'inquadratura, agli allestimenti e alle modalità di sviluppo e stampa. Il concetto di immagine "autentica" è un fantasma ideologico.”
W.J.T Mitchell, Realismo e immagine digitale
Ciao Francesco, oggi ho poco tempo per commentare e il tema è complesso, inoltre tu lo stai allargando molto rispetto alla questione specifica che volevo evidenziare, in poche righe, in newsletter. Diciamo che da un lato si può fare un'analisi filosofica di come anche la fotografia tradizionale, per dire, non sia di per sé veicolo di verità e autenticità di quello che si vede o del significato di quello che si vede, dall'altro c'è la realtà pratica, terra terra, di chi fa informazione ed è letteralmente sommerso da contenuti che deve usare, capire, investigare, interpretare, che era il tema da cui partiva Gregory. Poi concordo assolutamente che per il mondo dell'informazione la questione si poneva anche prima, e infatti nelle conferenze o workshop ho sempre parlato degli shallowfake, per dire. Quindi potrebbe anche essere un'opportunità per cambiare in mezzo a una crisi dei media che è molto più ampia. Speriamo.
Certo, volevo solo allargare il raggio del dibattito con qualche suggestione. È difficile discernere e prevedere l'effetto delle nuove tecnologie sull'informazione, ma di sicuro mi sembrano più utili idee e soluzioni come quella che proponi, che prendono il problema alla radice al netto della tecnologia, che a proposte che prendono di mira solo la tecnologia e sono molto probabilmente inefficaci, come dicevi a giusta ragione sui vari "bollini".
Il servizio su SkyTg24, indicato nel link a fine articolo, è pura disinformazione, altroché AI. Il problema della AI, per quanto ramificato e pervasivo, sarà sempre secondario rispetto alla connaturata, ed evidentemente inestirpabile, faziosità umana, cioè alla premeditata diffusione di fake news su basi meramente ideologiche e di profitto personale. Sentir dire che quelle sul passato di Navalny sono falsità del Cremlino nelle quali "è caduta pure qualche ONG", è più di quanto qualunque persona minimamente informata sui fatti possa sopportare, e purtroppo è anche quanto basta per convincere una persona che i fatti non li sa (cioè la stragrande maggioranza degli spettatori di SkyTG), a credere a tutto ciò che viene propagandato in casa nostra. Servizio semplicemente imbarazzante. Non c'è neppure bisogno di indicare la mole inusitata di prove e fatti già ampiamente documentati sul passato di Navalny, sulle sue inclinazioni xenofobe, razziste e fasciste, e sul suo legame con i servizi segreti anglosassoni, e non ce n'è bisogno perché chi lavora nell'informazione le conosce perfettamente, soprattutto se ha un interesse specifico per l'ambito "digitale" e la mai tanto fraintesa "lotta contro la disinformazione". Da ciò si ricava la certezza di malafede da parte di chi cela, deforma e mistifica tali circostanze. Oltre alla famosa ONG menzionata, che secondo l'analista intervistata avrebbe preso un granchio, dovrebbero infatti elencarsi i numerosi articoli apparsi sulle testate dei maggiori quotidiani nazionali e internazionali che descrivevano Navalny per quello che era (con la necessaria edulcorazione, ovviamente) fino a soltanto pochi anni fa, fino a quando cioè il conflitto e le tensioni geopolitiche tra le super-potenze non hanno imposto la damnatio memoriae della banale realtà oggettiva (peraltro corroborata da video e dichiarazioni ancora reperibili) per sostituirla col miserabile tsunami di menzogne in cui l'Occidente è ormai tragicamente immerso da anni.
Gentile Roberto, grazie del commento. La ragione per cui ho postato quel video è perché parlo di scenario cyber e guerra cyber, un tema che è il core di questa newsletter e che quindi in genere interessa agli iscritti. Lei cita un frammento e una parte della trasmissione in cui ha parlato un'altra ospite che ha espresso la sua opinione su un tema collegato ma diverso, ovvero Navalny. Premesso che la persona in questione è libera di dire quello che vuole, forse sarebbe più corretto rivolgere le sue obiezioni alla stessa così che possa anche rispondere nel merito. Ciò detto grazie comunque di aver commentato.