Guerre di Rete - House of Tweets
Speciale su Twitter e Musk. Poi le competizioni cyber (CTF). E le eredità digitali.
Guerre di Rete - una newsletter di notizie cyber
a cura di Carola Frediani
N.145 - 13 novembre 2022
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In questo numero:
- Speciale House of Tweets
- Dentro il mondo delle competizioni cyber (CTF)
- Eredità digitali e accesso ai dispositivi
House of Tweets
Come decifrare il guazzabuglio Twitter-Musk? Un’analisi per punti
Qualunque cosa si possa pensare di Elon Musk e di Twitter (e lo spettro di questi pensieri è molto ampio), su una cosa possiamo forse concordare subito: non abbiamo assistito a una normale acquisizione di un social network. Tutto quello che è successo e sta succedendo ha qualcosa di eccezionale.
Ma occorre distinguere l’eccezionalità dell’evento dalla giostra comunicativa cui siamo stati sottoposti. Per questo ho deciso di dedicare questa edizione della newsletter principalmente all’analisi di alcuni aspetti della vicenda Twitter-Musk. Perché nell’esplosione di lava e lapilli di notizie, voci, fatti, smentite e clamore conseguenti all’acquisizione di Twitter da parte di Musk ci sono alcuni blocchi che vanno raffreddati e solidificati.
1) Twitter non è (solo) un prodotto tech (e Musk non è solo un imprenditore tech)
Intanto perché non stiamo parlando solo di un social network e di un miliardario tech. Ma di una delle piattaforme più influenti in termini mediatici (e di circolazione di informazioni, e di giochi di potere) acquistata dall’uomo più ricco del mondo (ma questo è davvero il meno), ma anche dall’imprenditore tech che (a torto o a ragione) è considerato da molti come il più innovativo e visionario; ma anche da un influencer del mondo internet e delle criptovalute, nonché un modello per ragazzini in tutto il mondo che hanno visto i documentari su di lui su Netflix; e, dulcis in fundo, da una personalità che ha manifestato forti e specifiche idee politiche, idee sulla società, il presente e il futuro dell’umanità.
2)Finora è stato un pessimo affare
Partiamo dall’acquisto. Perché per molti osservatori quello di Musk è stato un pessimo affare innanzi tutto. Fra gli altri ne è convinto Dave Karpf, professore di media e politica della George Washington University.
“Twitter era considerata un'azienda mal gestita. Molto più influente che redditizia. Musk pensava di poterla acquistare su due piedi, dedicare uno o due anni all'aggiunta di nuove funzioni di monetizzazione e alla correzione delle inefficienze più evidenti, per poi quotarla nuovamente in borsa e realizzare un buon profitto”, scrive Karps.
Ma nel mentre un 'intera economia tecnologica ha subito un duro colpo. Startup, criptovalute, big tech.
“Tutte le società del settore sono scese del 25-75%. La bolla tecnologica che non è mai scoppiata è finalmente, di fatto, scoppiata”. Scoppio che per Karpf picchierà duro specie chi vive di pubblicità.
Secondo questa lettura, Musk ha allora tentato di annullare l'accordo, ma con poche o nulle possibilità di riuscirci. E alla fine ha comprato il social al prezzo iniziale. Fino a qui sarebbe ancora tutto quasi comprensibile, ma da quel momento in poi è stato come finire dentro una lavatrice sul programma di centrifuga (che suggeriamo a Musk come prossimo elemento da trasportare dentro Twitter invece dell’ormai famoso lavandino).
3) Musk sembra correre contro il tempo. Per ottenere cosa?
In pochi giorni Musk - di rimbalzo con alcuni suoi consiglieri, Jason Calacanis e David Sacks:
-“ha fatto trapelare la proposta di eliminare il vecchio sistema di verifica e di far pagare ai power user 20 dollari al mese per il badge di verifica precedentemente gratuito;
- ha contrattato una riduzione a 8 dollari al mese in una risposta a Stephen King perché "Dobbiamo pagare le bollette in qualche modo!";
- ha insistito sul fatto che si trattava di una grande mossa populista, descrivendo l'attuale configurazione [del social] come "il sistema dei signori e dei contadini di Twitter";
- ha twittato che "si ottiene ciò per cui si paga";
- ha twittato "a tutti coloro che si lamentano, continuate pure a lamentarvi, ma costerà 8 dollari";
- ha ritwittato il tweet di David Sacks: "L'élite privilegiata non è arrabbiata perché deve pagare 8 dollari al mese. È arrabbiata perché chiunque può pagare 8 dollari al mese", riassume Karpf.
Sembra che Musk abbia una dannata fretta di aggiustare Twitter e il suo acquisto avventato. Oppure che voglia indurre un cambiamento drastico per poter ricostruire più facilmente. Per ora l’effetto è quello di una demolizione.
4) L’intento sembra di demolire tutto (partendo dai dipendenti)
Di sicuro, il cambio di proprietà e gestione di Twitter passerà alla storia. Che il social imploda, come pronosticano alcuni, o stia attraversando una geniale fase trasformativa, come credono altri, quello che sta succedendo resterà nei manuali di guerriglia psicologica.
Perché - che si tratti di una guerriglia pianificata o di una sorta di tempesta perfetta scaturita dalla personalità eccentrica di Musk - se si mettono in fila gli accadimenti è quello cui abbiamo assistito.
4.1) La gestione ansiogena dei licenziamenti
Prima abbiamo visto il balletto sul numero di licenziamenti, con cifre da capogiro che si rincorrevano nelle indiscrezioni, e che hanno toccato a fine ottobre il 75 per cento dei dipendenti. E poi con richieste ai team interni di lavorare furiosamente su alcuni progetti (come Twitter Blue) o di stampare gli ultimi 30-60 giorni di codice che avevano scritto. Si trattava, secondo alcuni, di una serie di misure che Musk e il suo team avrebbero adottato nel tentativo di identificare i dipendenti di Twitter con le prestazioni più alte e più basse, per facilitare i licenziamenti. Oppure era una mossa per aumentare il livello di agitazione interno, visto che poi la richiesta è stata di fatto ritirata.
“L'agitazione ha diviso l'azienda in due schieramenti - ha scritto Casey Newton nella sua newsletter Platformer - quelli che aspettano nervosamente di sapere se avranno ancora un posto di lavoro dopo i tagli e quelli che stanno lavorando freneticamente per presentare nuove funzionalità sotto la minaccia di essere licenziati in caso contrario”.
Poi la modalità dell’annuncio. Arrivato un giovedì con un messaggio impersonale che annunciava una mail per la mattina successiva dove ogni dipendente avrebbe appreso se era dentro o fuori, a seconda di dove avrebbe ricevuto la mail (nella casella di lavoro o in quella personale). Alla fine, licenziato il 50 per cento, oltre tremila persone.
Ma anche chi rimaneva era lasciato nella confusione più totale.
“A parte l'e-mail che li informava del fatto che veniva mantenuto il loro posto di lavoro, non avevano ricevuto alcuna comunicazione da Musk e dal suo piccolo consiglio. Metà dei loro colleghi erano spariti, ma nessuno sapeva quali. Un elenco interno era stato reso inaccessibile, e in ogni caso non era stato aggiornato per riflettere lo stato di occupazione. Eppure c'era Twitter da gestire: sistemi da mantenere, codice da scrivere, progetti da sincronizzare. Così i lavoratori hanno iniziato a creare dei Google Doc che elencavano chi potevano confermare fosse ancora impiegato nell'azienda. Hanno inviato messaggi ai colleghi su Slack per vedere chi rispondeva. Se la persona replicava, veniva aggiunta al documento."In pratica mandiamo messaggi a tutti i nostri colleghi per cercare di capire chi è rimasto, come dopo un disastro", ha detto un dipendente (The Platformer).
4.2) Team polverizzati
Non solo: interi team sono stati spazzati via, come quello che lavorava su una AI etica, quello sui diritti umani, e quello della comunicazione. Ma non era ancora finita. Ciò non impediva dopo qualche giorno che avvenissero dei ripensamenti. Quindi decine di dipendenti licenziati sono stati richiamati ed è stato detto loro che c’era stato un errore e che avrebbero lavorato ancora a Twitter.
Ma alla mezzanotte di qualche giorno dopo (nella prima comunicazione scritta diretta di Musk ai dipendenti, dato che fino a quel momento ha gestito tutto attraverso dei tweet) è arrivata un’altra novità improvvisa. Dalla mattina successiva i dipendenti di Twitter - che stavano da tempo in smart working, presentato dal precedente management come una condizione permanente - dovevano tornare in ufficio tutti i giorni della settimana per tutte le ore di lavoro. Secondo fonti interne di Twitter raccolte da Axios questa decisione porterà a un nuovo giro di persone che se ne vanno (dimissioni però e non licenziamenti). Difficile non pensare che anche questa mossa sia stata pianificata per ottenere proprio questo effetto.
4.3) Fuga da privacy e sicurezza
Nel frattempo se ne sono andate anche alcune importanti figure di spicco delle divisioni privacy e sicurezza. Tra l’altro c’erano già dubbi sui controlli di sicurezza e protezione dei dati in azienda in seguito alla denuncia del whistleblower Peter “Mudge” Zatko - vicenda che allora fu prontamente cavalcata da Musk (e che ho raccontato in dettaglio in newsletter).
Infatti ora molti si stanno chiedendo come si comporterà la Federal Trade Commission (FTC) che potrebbe comminare pesanti sanzioni per un uso illegittimo dei dati degli utenti, come accaduto in passato.
“Preoccupazioni interne sugli obblighi di compliance (conformità) di Twitter si sono riflesse in un messaggio Slack visionato dalla CNN all'inizio di questa settimana - riferisce la stessa CNN - in cui un dipendente ha avvertito i colleghi che Musk potrebbe cercare di affidare la responsabilità di certificare la compliance alla FTC a singoli ingegneri dell'azienda. ‘Questo comporterà un'enorme quantità di rischi personali, professionali e legali per gli ingegneri’, ha scritto il dipendente”.
“Tutto ciò che Elon Musk ha fatto pubblicamente finora rispetto a Twitter - ha twittato il noto giornalista Brian Krebs - sembra esattamente quello che farei io se volessi assicurarmi che l'intera piattaforma finisca rasa al suolo, e in fretta. Le sue azioni e le sue parole rendono davvero difficile capire come questo non sia effettivamente il suo piano”,
Ma demolire l’attuale Twitter per fare cosa?
5) Cosa sappiamo per ora del futuro Twitter: abbonamenti, video e pagamenti
Sono diverse le ipotesi di trasformazione emerse in questi primi giorni. Tra queste:
5.1) Abbonamenti
La più evidente è abbandonare il modello di business basato sulla pubblicità per spingere su abbonamenti a funzioni e servizi specifici. Ma quanto si spingerà in questa direzione? Finora abbiamo assistito a un preludio con la saga dell’abbonamento al servizio (già esistente) Twitter Blue, effettivamente rimodellato a metà di questa settimana, a 7,99 dollari al mese (quindi non i 20 dollari di cui si era vociferato all’inizio). Il nuovo abbonamento è più costoso di 3 dollari rispetto al precedente prezzo ed è stato modificato su insistenza di Musk, scrive MacRumors. Secondo questa testata ci sono dei dubbi sulla sostenibilità economica di tale novità (anche perché si riducono nel contempo le pubblicità per gli iscritti a Twitter Blue).
Con la nuova svolta chi si abbona a Twitter Blue può avere anche una spunta blu (la stessa degli account fino ad oggi verificati dal social).
“Non è ancora chiaro se Twitter implementerà un metodo di verifica dell'identità ora che il badge blu non è più un simbolo di verifica (...) Al momento, gli account verificati prima dell'introduzione del nuovo Twitter Blue mantengono i badge di verifica, ma Musk ha dichiarato che questi verranno rimossi per coloro che non pagano”, scrive sempre MacRumors.
Ma passano poche ore ed arriva un nuovo cambiamento. La svolta “populista” delle spunte blu a chi paga ha generato, come previsto, il caos, con una quantità di account che si sono messi a impersonarne altri. Nintendo, Trump, sportivi impersonati. Una cascata di account con spunta blu che si sono messi a twittare come fossero altri. Anche l’account di Gesù Cristo ha ottenuto la sua spunta di verifica. Alcune aziende avrebbero visto crollare il valore delle loro azioni a causa di alcuni di questi falsi tweet che le impersonavano, secondo Fortune e altre testate economiche.
Così alle 16 dell’11 novembre (ormai bisogna loggare ogni cambiamento di Twitter nei dettagli perché tra due ore potrebbe essere tutto diverso) la giornalista Zoe Schiffer ha diffuso una nota interna dell’azienda secondo la quale era stato sospeso il lancio di Twitter Blue e il social cercava di fermare le persone dal sottoscriverlo “per aiutare a gestire i problemi di false identità". Probabilmente misura temporanea, forse, non si sa. Nel mentre ha fatto ritorno il badge “ufficiale” grigio che Twitter aveva introdotto come nuova forma di verifica dell’account e che Musk aveva poi annunciato di aver chiuso.
Confusi? Potrebbe andare peggio. Poteste essere un dipendente di Twitter in questo momento (vedi capitolo sopra).
5.2) Video
Secondo alcuni Musk punta a far resuscitare Vine. Anni prima di TikTok, Vine aveva creato un social basato su video in loop di sei secondi. Ma poi Twitter lo aveva chiuso, schiacciato da Instagram, Snapchat e YouTube. Ora Musk vuole riportare l’app in vita, aggiornarla e lanciarla nella sfida contro TikTok. Ma questa resurrezione potrebbe non essere semplice, nota Protocol. La base di codice è vecchia e abbandonata, meglio ricominciare da capo, secondo alcuni ex dipendenti.
5.3) Pagamenti
Come si sa Musk viene dalla cosiddetta PayPal Mafia, la banda di imprenditori che ha costruito PayPal alla fine degli anni '90 per poi diventare miliardaria. Una delle prime società di Musk è stata tra l’altro proprio un'azienda di pagamenti - si chiamava X, proprio il nome riemerso recentemente per un fantomatico futuro prodotto di Twitter, ricorda in dettaglio Protocol.
Secondo alcuni esperti del settore intervistati da Fortune, sono proprio i pagamenti la lente con cui osservare e spiegare l’acquisto e la trasformazione del social da parte di Musk. Anzi, Musk starebbe usando Twitter come un veicolo per portare avanti il suo desiderio di rivoluzionare il settore dei pagamenti, e il social potrebbe diventare la reincarnazione di Libra, il progetto di criptovaluta sostenuto da Facebook, poi naufragato. Anche l’analisi delle persone attorno a Musk nell’acquisto di Twitter spingerebbe per questa interpretazione: Changpeng Zhao, fondatore di Binance; David Sacks, un altro membro della PayPal Mafia molto coinvolto nelle criptovalute; Sriram Krishnan, general partner di a16z Crypto, un fondo che investe in web3.
Questa interpretazione è stata suffragata nei giorni scorsi da quanto detto da Musk agli investitori in un Twitter Space, parlando proprio di un piano per entrare nel mercato dei pagamenti. Secondo questo intervento, in futuro gli utenti saranno in grado di inviare denaro ad altri sulla piattaforma, estrarre i loro fondi in conti bancari autenticati e, in seguito, verranno incoraggiati a spostare i loro soldi su Twitter.
“A più lungo termine, Musk sembra stia accarezzando l'idea di creare conti sulla piattaforma di Twitter che paghino un tasso di interesse elevato per attirare gli utenti”, scrive TechCrunch. “Questo potrebbe diventare un concorrente dei Saving Accounts (conti di risparmio) recentemente lanciati da Apple, di varie fintech o di altri fornitori di pagamenti, come PayPal e Venmo, che incoraggiano i loro utenti a conservare i soldi all'interno dei loro ecosistemi”.
Sappiamo dal NYT che le pratiche legali di Twitter per poter processare pagamenti sono già in corso.
6) Musk (e il suo cerchio magico) non è indifferente alla politica
Sarebbe però un errore pensare che l’acquisto di Twitter sia stato mosso solo da un progetto business. Del resto Musk ha detto più volte di considerare il social una pubblica piazza, spingendosi ad affermare di averlo acquistato “per aiutare l’umanità” (FT). E poi come si diceva all’inizio, Twitter non è un’app come un’altra. Per questo motivo bisogna anche interrogarsi su quali concezioni abbia Musk rispetto a questa nobile idea di “aiutare l’umanità”. Come ha detto una giornalista di Axios, Musk ha il potenziale di cambiare la società più di ogni altro negli Stati Uniti: “Ha così tanto potere, soldi, influenza, audacia e faccia tosta che la sua visione del futuro potrebbe diventare il futuro”.
6.1) Le aspettative della destra Usa
Uno dei problemi principali è che sulla politica in senso stretto (democratici o repubblicani per capirci) Musk è sempre stato elusivo, per citare il NYT. Certo, sappiamo che una parte di destra radicale e di conservatori hanno festeggiato la sua ascesa a Twitter, convinti che ciò li lascerà liberi di dire quello che vogliono senza incappare nei lacci della moderazione (quella che chiamano censura). O che torneranno figure che sono state bannate dalla piattaforma, come l’ex presidente Trump e altri politici. Ma tutto questo è un indicatore fino a un certo punto. Quello che conta sono le idee più radicate e radicali che può coltivare.
6.2) Il longtermism, la concezione che piace a Musk (e altri)
Qui non c’è spazio per un’analisi accurata ora, rimanderò alla fine a vari approfondimenti. Segnalo però due spunti. Il primo è il fatto che Musk abbia espresso sostegno in vari modi a una concezione denominata longtermism (traducibile in “lungoterminismo”. E che andrebbe studiata di più, perché molto diffusa in circoli tech americani).
“Il longtermism è probabilmente l'ideologia più influente di cui in pochi tra il pubblico hanno mai sentito parlare (...) Il longtermism è ovunque, dietro le quinte, e ha un enorme seguito nel settore tecnologico”, scrive uno dei suoi principali critici e analisti, il filosofo Emile Torres. Per semplificare al massimo le ricadute pratiche di una concezione complessa, mettiamola così: quello che importa è lo sviluppo di un civiltà postumana, in grado di colonizzare pianeti, espandere il suo potenziale tecnologico, moltiplicare le forme di vita artificiale. Sarebbe tutto molto affascinante se non fosse che per Torres e altri critici, il longtermism offre il pretesto filosofico-morale ai miliardari della Silicon Valley per ignorare le crisi o i problemi sociali attuali e accumulare ricchezza (e orientare politiche) per un progetto più alto e lontano nel tempo.
6.3) Le idee politiche della sua cerchia
Ciò detto, e per volare più basso, i consiglieri e amici di Musk mostrano di avere idee abbastanza di destra e terra terra su varie questioni. Il dato è rilevante perché, secondo Tim Higgins, giornalista del Wall Street Journal e autore di Power Play: Elon Musk, Tesla, and the Bet of the Century, Musk è solito coinvolgere gli amici delle precedenti imprese per lavorare ai suoi nuovi progetti, cosa che sembra stia facendo ora con Twitter.
David Sacks, oltre che per le vicende imprenditoriali, è un nome nella galassia mediatica della destra ed espressione di una reazione al liberalismo così sintetizzata in un ampio articolo dal giornalista Jacob Silverman: “I democratici sono istericamente woke (intraducibile termine usato da destra in modo dispregiativo per indicare degli intolleranti e moralisti attivisti progressisti, ndr); il liberalismo ha fallito; la droga, il crimine e i senzatetto stanno distruggendo le città; Black Lives Matter era solo una roba di rivolte. In questo angolo dell'immaginario politico, il crimine, la tossicodipendenza e i senzatetto sono orrori scandalosi, soprattutto per il modo in cui minacciano la pace quotidiana di cittadini responsabili e produttivi”.
Ma si potrebbe andare avanti per paginate sul rapporto fra Sacks e Peter Thiel, il miliardario venture capitalist, tra i principale donatori repubblicani, sostenitore di Trump, cofondatore di PayPal, fondatore e presidente di Palantir, o delle controverse idee su stupro e razza che hanno sostenuto nel tempo (e per cui lo stesso Thiel si è dovuto scusare a distanza di anni).
Anche Jason Calacanis è molto attivo nel campo delle idee, e ha finanziato la cacciata di un procuratore di San Francisco che aveva tentato di invertire la rotta della criminalizzazione di massa dei più poveri e che era stato giudicato troppo inefficace e permissivo nella repressione dei reati.
In conclusione
Dunque per capire Twitter sotto Musk serve tenere, in parallelo, almeno due diverse linee interpretative: quella guidata dal business e quella dettata dalla capacità di influenza del social. È possibile che queste due linee entrino in collisione. Molti prevedono che sarà la moderazione dei contenuti il tallone d’Achille (per alcuni, l’inferno) della piattaforma nella nuova gestione. Nel frattempo, si naviga a vista (dei tweet di Musk)
Per approfondire:
- Sul cortocircuito tra Musk paladino della libertà di espressione, Musk Ceo di Twitter e Musk Ceo di Tesla, questo podcast del Wall Street Journal (ENG)
- Su Musk e la lunga saga di Twitter, le puntate in podcast di Axios (ENG)
- Su Musk, Twitter e l’Asia, il podcast Altri Orienti di Simone Pieranni (che mi ha anche intervistato - ITA)
- Sulla presa di Twitter con una critica da sinistra, il podcast di Paris Marx (ENG).
- Sempre per una critica da sinistra del longtermism, stesso podcast (altra puntata, con ospite Emile Torres)(ENG).
- Ancora Emile Torres che analizza e critica il longtermism in questo articolo su Salon. E anche in questo ((ENG).)
- Per una illustrazione molto più benevola delle idee, delle motivazioni e dei successi di Musk, questo articolo del Time.(ENG).
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Le Capture The Flag (CTF) sono in crescita in tutto il mondo. Ma non scambiatele per un gioco. Perché sono diventate importanti e chi sono i partecipanti.
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In quali casi e con quali condizioni si può accedere ai messaggi, profili e dispositivi di chi non c’è più? Esiste una privacy post-mortem? Su Guerre di Rete Giuditta Mosca racconta Chi e come può accedere alla nostra eredità digitale. Ma anche le sfumature legali e tecniche relative a un tema molto delicato.
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- “Aggiustare il mondo”: la biografia di Aaron Swartz
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- In questa puntata di DigitalWorld di RaiScuola ho parlato di cybersicurezza, attacchi, ruolo degli Stati, Ucraina, e pure di informazione. Video
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