Guerre di Rete - Dove è finita l'etichetta AI
Comunicazioni dal cielo, in chiaro. Anche i cybercriminali russi non stanno tanto bene.

Guerre di Rete - una newsletter di notizie cyber
di Carola Frediani
N. 214 - 27 ottobre 2025
Cosa è e come funziona la newsletter Guerre di Rete
Specie per i nuovi, ricordo che questa newsletter (che oggi conta 15mila iscritti - ma molti più lettori, essendo pubblicata anche online) è gratuita e del tutto indipendente, non ha mai accettato sponsor o pubblicità, e viene fatta nel mio tempo libero. Se vi piace potete contribuire inoltrandola a possibili interessati, o promuovendola sui social.
Il progetto editoriale Guerre di Rete
In più, il progetto si è ingrandito con un sito indipendente e noprofit di informazione cyber, GuerrediRete.it. Qui spieghiamo il progetto. Qui l’editoriale di lancio del sito.
Qui una lista con link dei nostri progetti per avere un colpo d’occhio di quello che facciamo.
In questo numero:
Continua il nostro crowdfunding
Dove è finita l’etichetta AI
Immagini di povertà e rifugiati generate da AI
La nostra amata enciclopedia non sta tanto bene. Indovina di chi è la colpa?
Comunicazioni dal cielo, in chiaro
Per i cybercriminali russi le cose si fanno più complicate
E altro
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Qualche settimana fa abbiamo lanciato il nostro terzo crowdfunding, la raccolta fondi, per Guerre di Rete, per la newsletter che state leggendo, per il sito Guerredirete.it e per il progetto editoriale più ampio, che include anche la produzione di ebook, le dirette online, una newsletter in inglese.
Abbiamo raggiunto quasi quindicimila euro di donazioni da centinaia di sostenitori! Ci aiutate ad arrivare al primo importante traguardo, quello che garantisce la continuità del progetto per almeno un anno? Se non lo avete ancora fatto e volete sostenere questo progetto, trovate tutte le istruzioni cliccando su questo bottone qua sotto. Intanto, sono partite le ricompense.
(Qui trovate la newsletter in cui parlo del crowdfunding in dettaglio).
ETICHETTE AI
Ma le piattaforme stanno usando le etichette AI?
Rilevare con precisione i contenuti generati dall’AI è generalmente difficile per gli esseri umani, e sta diventando sempre più complicato. Per questo è importante un impegno convinto da parte delle piattaforme per trovare soluzioni che aiutino la trasparenza.
Ora, le principali aziende tecnologiche, alcune in prima linea proprio nella creazione di strumenti di AI, avevano promesso di aiutare gli utenti a identificare i contenuti sintetici aggiungendo delle etichette alle immagini e ai video creati con l’intelligenza artificiale. Si trattava forse di una promessa da marinaio? La testata investigativa Indicator ha provato ad andare a vedere come stavano le cose.
Risultato? Secondo la testata, cinque grandi piattaforme hanno ripetutamente omesso di etichettare i contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
Indicator ha pubblicato 516 post con immagini e video generati dall’intelligenza artificiale su Instagram, LinkedIn, Pinterest, TikTok e YouTube. Ma solo poco più del 30 per cento è stato correttamente etichettato come AI.
Non solo: secondo Indicator, Google e Meta avrebbero regolarmente omesso di etichettare pure i contenuti che erano stati creati utilizzando i propri strumenti di intelligenza artificiale generativa.
TikTok invece avrebbe etichettato solo i contenuti sintetici creati con il proprio strumento in-app. Mentre Pinterest sarebbe stato il più efficace nell’etichettare immagini sintetiche (anche se con un tasso di successo del 55 per cento…).
La maggior parte delle aziende non ha replicato all’indagine, in alcuni casi limitandosi a commentare come l’etichettatura dell’AI sia un lavoro in corso che migliorerà nel tempo.
Per una piattaforma, rilevare contenuti sintetici che sono stati generati da altri non è compito facile, specie se gli utenti cercano di evadere i meccanismi di rilevazione eliminando i metadati dal contenuto o modificandone l’aspetto. Ma secondo gli esperti intervistati da Indicator, come Sam Gregory, direttore dell’Ong di documentazione delle violazioni dei diritti umani WITNESS, i dirigenti del settore tecnologico non starebbero “prendendo sul serio l’impatto sistemico della corrosione della nostra capacità di distinguere l’autentico dal sintetico e la necessità di collaborare per contrastare questa minaccia epistemica”. E questo malgrado si parli da tempo di standard condivisi per facilitare l’individuazione di contenuti sintetici, come il C2PA.
Secondo Indicator, “lo stato attuale dell’etichettatura dell’AI potrebbe riflettere i limiti di un approccio di autoregolamentazione. La situazione cambierà nell’estate del 2026, quando in California e nell’Unione Europea entreranno in vigore le normative che includono i requisiti relativi all’etichettatura”. Per l’Europa parliamo ovvamente dell’AI Act.
Qui trovate lo speciale di Indicator. Facta-news lo ha tradotto in italiano.
La tendenza evidenziata da Indicator conferma un precedente studio dello scorso luglio di AI Forensics, limitato però a TikTok e Instagram, secondo il quale solo la metà dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale su TikTok riceverebbe un’etichettatura adeguata; e solo il 23 per cento su Instagram. Il problema sottolineato da AI Forensics però era che oltre l’80% dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale fossero fotorealistici, aumentando dunque il potenziale di inganno.
“I feed dei social media sono sempre più pieni di contenuti generati dall’intelligenza artificiale che “ingannano l’algoritmo” grazie alla loro plausibilità visiva e al loro potenziale virale. Questo fenomeno, soprannominato “AI slop”, rappresenta contenuti sintetici scadenti e potenzialmente ingannevoli su una scala senza precedenti”, scrivevano i ricercatori.
Nel caso non fosse ancora entrato nel vostro vocabolario, con AI slop si intendono contenuti di qualità medio-bassa creati con strumenti di intelligenza artificiale, secondo The Conversation. A me piace più la definizione su Wikipedia: “un contenuto digitale realizzato con l’intelligenza artificiale generativa, in particolare quando viene percepito come privo di impegno, qualità o significato profondo e caratterizzato da un volume di produzione eccessivo” (fino a poco fa non c’era una definizione chiarissima del termine, a giugno è stato aggiunto al Cambridge Dictionary).
Ad agosto, secondo un’analisi del Guardian, quasi uno su dieci tra i canali YouTube in più rapida crescita a livello globale mostravano solo contenuti generati dall’intelligenza artificiale. Ma questi contenuti erano perlopiù AI slop. “L’intelligenza artificiale sta inondando Internet di contenuti che sono essenzialmente spazzatura”, commentava sempre sul Guardian Akhil Bhardwaj, professore associato della facoltà di management dell’Università di Bath. “Questa ‘enshittifcation’ sta rovinando le comunità online su Pinterest, entrando in competizione per i ricavi con gli artisti su Spotify e inondando YouTube di contenuti di scarsa qualità”.
Enshittification sta per degrado progressivo delle piattaforme digitali, termine coniato dall’autore e giornalista Cory Doctorow.
IMMAGINI SINTETICHE E FENOMENI SOCIALI
Immagini di povertà e rifugiati generate da AI
I siti di foto stock sono pieni di immagini generate dall’intelligenza artificiale che ritraggono condizioni di estrema povertà, bambini e vittime di violenza sessuale. Immagini sempre più utilizzate anche dalle Ong. Così riferisce il Guardian, mostrando anche degli esempi.
La questione è molto delicata: se è vero che usare immagini sintetiche permette di preservare le identità e la privacy di individui (e di superare l’ostacolo del consenso alla pubblicazione, specie per minori), e di risparmiare sui costi (esplicitiamolo: non pagare fotografi professionisti), dall’altro ci sono non pochi dilemmi a usare immagini sintetiche (che rischiano di essere particolarmente stereotipate ma anche di mettere in dubbio l’autenticità dei fenomeni che si vogliono contrastare nonché dell’operato delle stesse Ong).
A maggior ragione se non viene esplicitato. Ricordiamo ancora la polemica in cui si ritrovò Amnesty International nel 2023 per avere usato delle immagini fotorealistiche di AI per accompagnare sui social un suo report.
Un dibattito simile c’è stato anche per immagini relative a Gaza. Per una analisi con diverse sfumature e non a senso unico consiglio questo articolo di The Conversation.
WIKIPEDIA
La nostra amata enciclopedia non sta tanto bene. Indovina di chi è la colpa?
La Wikimedia Foundation, l’organizzazione no profit dietro a Wikipedia, dice di aver riscontrato un calo significativo nel traffico umano verso la più nota enciclopedia online, poiché sempre più persone ottengono le informazioni presenti su Wikipedia tramite i chatbot generativi, addestrati sui suoi articoli, e tramite i motori di ricerca che li riassumono eliminando la necessità di cliccare sul sito. Per la Wikimedia Foundation si tratta di un rischio per la sostenibilità a lungo termine di Wikipedia. Via 404media.
CYBERSICUREZZA
Comunicazioni dal cielo, in chiaro
Alcuni ricercatori hanno puntato una parabola satellitare verso il cielo per tre anni e hanno monitorato i dati non criptati che riuscivano a captare. Hanno così ottenuto migliaia di telefonate e messaggi di testo di utenti T-Mobile, segreti militari e delle forze dell’ordine, comunicazioni aziendali e relative a infrastrutture critiche. Il loro studio, intitolato “Don’t Look Up (come il film), rivela che circa la metà delle comunicazioni satellitari geostazionarie monitorate non erano criptate. E quindi accessibili a chiunque disponga di un ricevitore da 800 dollari.
“Siamo rimasti completamente scioccati. Ci sono alcune parti davvero critiche della nostra infrastruttura che dipendono da questo ecosistema satellitare e il nostro sospetto era che tutto sarebbe stato criptato”, ha dichiarato Aaron Schulman, professore dell’UCSD, che ha co-condotto la ricerca. “E ogni volta che trovavamo qualcosa di nuovo, scoprivamo che non era così”.
Su Wired Usa. Qui il paper.
CYBERCRIMINE
Per i cybercriminali russi le cose si fanno più complicate
Il robusto, multiforme e quasi sempre sfuggente ecosistema cybercriminale russo è in fibrillazione. Le campagne occidentali per colpire gli operatori di ransomware, i servizi di riciclaggio di denaro e le infrastrutture cybercriminali hanno indotto le forze dell’ordine russe a effettuare una serie di arresti e sequestri di alto profilo. Così sostiene un nuovo report della società americana di threat intelligence Recorded Future, dedicato alla relazione fra Stato russo e cybercrimine.
Si tratterebbe - scrivono gli autori - “di un allontanamento dalla tradizionale posizione della Russia di quasi totale non interferenza nel crimine informatico interno, complicando la percezione di lunga data del Paese come un “rifugio sicuro” per i criminali informatici”. Ma gli interventi resterebbero selettivi, e mirati a preservare chi può fornire intelligence, sostengono i ricercatori.
ITALIA
Come l’Italia è finita al centro degli interessi delle imprese sul quantum computing tra Europa e Stati Uniti
C’entra la strategia nazionale italiana. E quella europea, che esclude dai fondi le aziende americane. E anche un pizzico di politica. Ecco come lo Stivale può diventare la pista di atterraggio degli investimenti in quantistica dagli Stati Uniti.
Wired Italia.
EREDITA’ DIGITALE
Eredità digitale, che fine fanno i nostri dati dopo la morte?
Rischi legati alla privacy e alla sicurezza, normative carenti, gestione confusa da parte delle piattaforme: eppure il tema della nostra sopravvivenza online è sempre più importante e urgente.
Un articolo di Chiara Crescenzi per Guerredirete.it.
“In questo modo, in attesa di una legislazione vera e propria sul tema, sarà possibile lasciare ai posteri un elenco dettagliato dei propri beni e account digitali, password incluse, oltre alle volontà circa la loro archiviazione o cancellazione. “Ai sensi di questa disposizione, si può anche trasmettere a chi gestisce i propri dati una dichiarazione, nella quale si comunica la propria intenzione circa il destino, dopo la propria morte, di tali dati: la cancellazione totale o parziale, la comunicazione, in tutto o in parte, a soggetti determinati, l’anonimizzazione ecc. Si parla in questi termini di testamento digitale, anche se in senso ‘atecnico’, in quanto la dichiarazione non riveste le forme del testamento, sebbene sia anch’essa revocabile fino all’ultimo istante di vita, e non contiene disposizioni patrimoniali in senso stretto”, prosegue la professoressa Stefanelli”.
CULTURE
Rosette hi-tech, AI e server nazionali: chi lavora per preservare lingue in via d’estinzione
Intelligenza artificiale, dischetti ispirati alla Stele di Rosetta che conservano il sapere di mille idiomi, archivi digitali e progetti di raccolta audio dal basso: come salvare un patrimonio culturale che rischia di scomparire.
Un articolo di Antonio Piemontese per Guerredirete.it
“Non manca qualche spunto italiano. Come, per esempio, Alpilink. Si tratta di un progetto collaborativo per la documentazione, analisi e promozione dei dialetti e delle lingue minoritarie germaniche, romanze e slave dell’arco alpino nazionale. Dietro le quinte ci sono le università di Verona, Trento, Bolzano, Torino e Valle d’Aosta. A maggio 2025 erano stati raccolti 47.699 file audio, che si aggiungono ad altri 65.415 file collezionati nel precedente progetto Vinko. Le frasi pronunciate dai parlanti locali con varie inflessioni possono essere trovate e ascoltate grazie a una mappa interattiva, ma esiste anche un corpus per specialisti che propone gli stessi documenti con funzioni di ricerca avanzate. Il crowdsourcing (cioè la raccolta di contenuti) si è conclusa solo qualche mese fa, a fine giugno. La difficoltà per gli anziani di utilizzare la tecnologia digitale è stata aggirata coinvolgendo gli studenti del triennio delle superiori.
Altro progetto interessante è Devulgare. In questo caso mancano gli strumenti più potenti che sono propri dell’università; ma l’idea di due studenti, Niccolò e Guglielmo, è riuscita ugualmente a concretizzarsi in un’associazione di promozione sociale e in un’audioteca che raccoglie campioni vocali dal Trentino alla Calabria. Anche in questo caso, chiunque può partecipare inviando le proprie registrazioni. Dietro le quinte, c’è una squadra di giovani volontari – con cui peraltro è possibile collaborare – interessati alla conservazione del patrimonio linguistico nazionale”.
EVENTI
LIBRI
Presentazione del mio libro L’inganno dell’automa
Una delle prime presentazioni del mio romanzo L’inganno dell’automa sarà a Genova il 21 novembre alle ore 17 insieme ai colleghi Raffaele Mastrolonardo e Emanuele Capone. Parleremo di intelligenza artificiale, tecnopolitica, disinformazione, giornalismo, e il futuro che ci aspetta, tutti temi facilmente agganciabili alla trama stessa del romanzo. Ci vediamo al bellissimo spazio di Condiviso, a Calata Andalò di Negro, 16. Ci saranno poi altre presentazioni in altre città: per ora posso citare Venezia, Bologna e Ferrara.
PS . Solo per chi è arrivato fino a qui: oggi è il mio compleanno ;P
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Qualche settimana fa abbiamo lanciato il nostro terzo crowdfunding.


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Auguri di cuore